E’ tutto oro quel che luccica?
PROTOCOLLO ASSOFIN
“Accrescere il benessere delle famiglie”, “sostenere lo sviluppo economico”, “accrescere la tutela dei consumatori”, “valorizzare la trasparenza”, “garantire la massima correttezza”, sono alcune delle encomiabili finalità contenute nel preambolo del Protocollo d’intesa fra Assofin e le Associazioni dei Consumatori che hanno partecipato al tavolo delle trattative.
Per realizzare questi obiettivi sono state individuate una serie di “buone pratiche”, in gran parte benefiche per il Consumatore.
Lo sono certamente tutte quelle “best practice” che sono dirette a rendere più trasparente il rapporto tra le parti, ad aumentare il grado di consapevolezza e di conoscenza del cliente sul prodotto offerto e i relativi costi, a prevenire i casi di sovraindebitamento, ad accelerare e migliorare le procedure di erogazione o di trasmissione dei conteggi estintivi, ad informare adeguatamente il cliente circa l’esistenza delle coperture assicurative, di costituire un Osservatorio per monitorare l’applicazione delle regole.
Occorre però valutare con attenzione alcune di queste “prassi”, poiché dalle stesse potrebbero anche conseguire effetti meno favorevoli per il contraente utilizzatore dei servizi finanziari.
Ad esempio, la preventiva qualificazione delle commissioni di intermediazione alla rete addebitate al cliente come commissioni “up front” impedisce in radice al consumatore il rimborso degli oneri non maturati in caso di estinzione anticipata del finanziamento.
Si presuppone quindi, dandola per certa, una interpretazione della natura di tali commissioni (invece tutt’altro che pacifica nelle decisioni dei Collegi dell’Arbitro Bancario Finanziario) che appare certamente favorevole all’Intermediario, pur dandosi atto che il Protocollo consente di individuare delle attività da considerare “recurring” .
Un ulteriore pericolo per il Consumatore potrebbe derivare dalla applicazione dei nuovi criteri per la determinazione delle commissioni di intermediazione alla rete in caso di rinnovo, che ha già prodotto la vibrante protesta degli Agenti in attività finanziaria, i quali si sono visti decurtare in misura consistente i loro compensi sulle operazioni più ricorrenti nell’operativita’ quotidiana.
Questa contrazione delle provvigioni della rete distributiva non potrà che tradursi in maggiori oneri per il consumatore per effetto dell’aumento dei tassi, delle commissioni di istruttoria, o dell’aumento di commissioni in altre operazioni diretti a compensare i minori introiti.
Alcuni Intermediari si sono già attivati in questa direzione, mentre sarebbe invece auspicabile che il sacrificio economico fosse sopportato anche da questi ultimi..
E’ altresì discutibile, in linea di principio, e si pone qui come spunto di riflessione, la scelta di “disincentivare” (o meglio, di non favorire) le operazioni di rinnovo attraverso lo strumento di una riduzione dei compensi provvigionali (più precisamente, di un diverso meccanismo di calcolo che
determina comunque un alleggerimento dei costi provvigionali).
Tale scelta, nell’intenzione dei fautori del “Protocollo”, dovrebbe orientare la rete verso la ricerca di nuova clientela, anziché verso il rinnovo di contratti esistenti.
Un simile effetto, visto dall’ottica del Consumatore, si sarebbe forse potuto raggiungere proprio agendo in senso inverso, e cioè riducendo le commissioni di intermediazione sulle operazioni contratte dalla nuova clientela e mantenendo invece inalterati i costi delle operazioni di rinnovo.
Paolo Mercuri